
Uno stereotipo è un concetto rigido e fisso, che viene considerato come un “assoluto”, e fornisce una rappresentazione molto limitata e semplificata della realtà.
Gli stereotipi di genere sono, quindi, delle definizioni culturali rigide su ciò che si considera accettabile e appropriato, dagli uomini e dalle donne, in termini di pensieri, comportamenti ed emozioni.
Per comprendere meglio, vediamo alcuni esempi classici di stereotipi di genere:
- il blu è un colore da maschi e il rosa da femmine;
- il manager d’azienda è una professione per un uomo, la segretaria per una donna;
- la donna deve pensare ai figli, l’uomo a fare carriera;
- l’uomo è forte, la donna è fragile.
Dobbiamo considerare che nessuno è totalmente immune agli stereotipi, anche solo in minima parte ne siamo condizionati in quanto sono radicati da anni nella nostra cultura e danno origine a luoghi comuni che contribuiscono a creare una netta differenza tra ruoli “maschili” e “femminili”, lasciando poco spazio alla fluidità e alla sovrapposizione tra l’uno e l’altro.
Gli stereotipi di genere vengono interiorizzati fin da piccoli e contribuiscono ad influenzare nei bambini e nelle bambine il modo di pensare, gli interessi, le scelte sui giochi da fare (“i bambini giocano con le macchinine e le bambine giocano con le bambole”), e le emozioni da esprimere (“i bambini forti non piangono, le brave bambine non si devono arrabbiare”).
Inoltre, gli stereotipi di genere possono diventare anche un terreno fertile per la proliferazione della violenza maschile nei confronti delle donne, creando uno squilibrio di potere tra le due parti.
Come fare allora per contrastare questi stereotipi così ancora fortemente radicati nella nostra cultura?
Sicuramente investendo in educazione ed istruzione, fornendo modelli più variegati, già a partire dalla scuola dell’infanzia in cui i bambini e le bambine possano fare esperienza di ruoli non rigidi e stereotipati, ma interscambiabili tra loro e senza tabù. Questo permetterebbe ai bambini e alle bambine di sentirsi più liberi e libere di esprimere ciò che provano e ciò che sentono di essere, senza conformarsi rigidamente ad un ruolo piuttosto che all’altro, diventando maggiormente sensibili e aperti/e alla diversità, senza sperimentare derisioni qualora non ci si attenga a quei ruoli erroneamente definiti “tradizionali”.
Solo ampliando lo spazio mentale ed emotivo di ciascuno di noi, a cominciare dall’infanzia, possiamo imparare ad essere maggiormente aperti alla diversità, in tutte le sue modalità e sfaccettature, oltrepassando una mentalità rigida e disfunzionale.
La cultura e l’istruzione sono armi potenti per debellare o comunque attenuare gli stereotipi di genere: sta a noi adulti farne buon uso.